( fonte principale: Karttunen et. al. Fundamental Astronomy - Springer)
Le osservazioni astronomiche supportano l'omogeneità e l'isotropia del nostro vicino osservabile, la metagalassia. Sulla base del principio cosmologico queste proprietà devono essere estese a tutto l'Universo. Questo perchè il principio cosmologico è intimamente legato al Principio Copernicano che la nostra posizione nell'Universo non è speciale. Da questo principio, è logico assumere che in una scala abbastanza grande, le proprietà locali della metagalassia sono le stesse delle proprietà globali dell'Universo. L'omogeneità e l'isotropia sono importanti significative assunzioni quando proviamo a costruire modelli cosmologici che possono essere confrontati con le osservazioni locali. Devono quindi essere ragionevolmente adottate almeno come ipotesi preliminari.
L'analogia bidimensionale di una geometria ellittica (k=+1) è la superficie di una sfera: l' area della sua superficie è finita ma non ha un limite. Il fattore di scala R(t) rappresenta le dimensioni della sfera. Quando R cambia la distanza tra i punti sulla superficie cambia nello stesso modo. In modo simile una superficie sferica tridimensionale o lo spazio di geometria ellittica ha un volume finito ma non ha limiti. Partendo per una direzione arbitraria e andando abbastanza avanti, si ritorna sempre al punto iniziale. Quando k=0 , lo spazio è piatto o Euclideo, e l'espressione per l'elemento di linea è quasi lo stesso di quello dello spazio di Minkowski. La sola differenza è il fattore di scala R(t). Tutte le distanze in uno spazio euclideo cambiano nel termpo. L'analogo bidimensionale di questo spazio è il piano. Il volume di spazio in una geometria iperbolica (k=-1) è anche infinito. L'immagine bidimensionale della geometria in questo caso è quella della superfice a sella.
Può essere dimostrato che la lunghezza d'onda della radiazione in un universo in espansione è proporzionale a R, come tutte le altre lunghezze. Se la lunghezza d'onda all'istante di emissione, corrispondente al fattore di scala R, è λ, allora sarà λ0 quando il fattore di scala sarà cresciuto a R0 si ha: . Il redshisft è e quindi : cioè il redshift di una galassia esprime quanto il fattore di scala è cambiato da quando la luce è stata bemessa. Per esempio, la luce da un quasar con z=1 è stata emessa quando tutte le distanze erano la metà del loro valore attuale. Per piccoli valori del redshift la formula si avvicina alla forma nota della legge di Hubble. Questo può essere visto come segue. Quando z è piccolo la variazione in R durante la propagazione del signale luminoso sarà anche piccola e proporzionale al tempo di traversata della luce t. Poichè t= r/c approssimatamente, dove r è la distanza della sorgente., il redshift sarà proporzionale a r. Se la costante di proporzionalità è H/c si ha . Questo è formalmente identico alla legge di Hubble. Tuttavia il redshift è ora interpretato nel senso della precedente formula. Mentre l'universo si espande, i fotoni nella radiazione di fondo subiranno anche loro il redshift. L'energia di ogni fotone è inversamente proporzionale alla lunghezza d'onda e allora si comporteranno come 1/R. Può essere dimostrato che il numero di fotoni si conserverà e allora la loro densità numerica si comporterà come 1/R. La densità di energia della radiazione di corpo nero è proporzionale a T4, dove T è la temperatura. Allora la temperatura della radiazione cosmica di fondo deve variare come 1/R. |
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