PERTURBAZIONE DELLE COORDINATE ASTRONOMICHE


( fonte principale: Karttunen et. al. Fundamental Astronomy - Springer)

Le coordinate astronomiche degli oggetti celesti sono costanti se il piano di riferimento si mantiene costante. Ma non è mai così. Per esempio il piano orizzontale, a causa della rotazione della Terra, dipende dal luogo e dal tempo e di conseguenza anche le coordinate altazimutali. E anche il piano equatoriale, dell'eclittica e galattico sono solo in prima approssimazione costanti nel tempo.
Si sono scoperte sei fonti di perturbazioni delle coordinate astronomiche:
  • La precessione luni-solare
  • La precessione planetaria
  • Le nutazioni
  • L'errore di parallasse
  • L'errore di aberrazione
  • L'errore per moti propri

LA PRECESSIONE LUNI-SOLARE. A causa delle interazioni gravitazionali del Sole e della Luna con la Terra, l'asse di rotazione della Terra, e quindi il piano equatoriale, non è costante ma ha un lento moto di precessione luni-solare (simile a quello di una trottola) attorno il Polo Nord dell'eclittica con un periodo di circa 26000 anni. Adesso il polo nord celeste è diretto approssimativamente verso Polaris ma tra 12000 anni sarà diretto verso Vega.
Conseguenza della precessione è il moto del punto γ o vernale lungo l'eclittica in senso orario di circa 50" ogni anno e la variazione della longitudine eclittica di ogni corpo celeste (dato che la longitudine eclittica è calcolata a partire dal punto γ). Non cambia, in prima approssimazione, la latitudine eclittica (che dipende dalla orientazione nello spazio del piano dell'eclittica). Naturalmente, sempre a causa della precessione, variano anche le due coordinate equatoriali ascensione retta e declinazione dato che varia punto γ e orientazione del piano equatoriale.

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Quali coordinate equatoriali bisogna considerare per i corpi celesti ? Poichè le variazioni, relativamente ai tempi della vita umana sono minime, in pratica si assumono delle coordinate equatoriale corrette in un certo istante di tempo, o meglio, una certa epoca, e si applica a queste delle opportune variazioni. La maggior parte delle mappe e cataloghi usano l'epoca J2000.0 che significa l'inizio del 2000 ( il mezzogiorno del 1 gennaio 2000 che corrisponde anche alla data Giuliana 2451545.0) .

Adesso deriviamo le espressioni delle variazioni o perturbazioni delle coordinate equatoriali.

Consideriamo le equazioni di trasformazione da eclittiche ad equatoriali () :

{ sin α · cos δ = sin β · sin ε + cos β · cos ε · sin λ cos α · cos δ = cos λ · cos β sin δ = sin β · cos ε + cos β · sin ε · sin λ

E deriviamo l'ultima rispetto la longitudine eclittica λ (la latitudine eclittica e l'obliquità non dipendono da λ) :

cos δ · = sin ε · cos β · cos λ cos δ · = sin ε · cos β · cos λ ·

Riprendiamo le equazioni di trasformazione da equatoriali ad eclittiche ():

{ sin λ · cos β = sin δ · sin ε + cos δ · cos ε · sin α cos λ · cos β = cos δ · cos α sin β = sin δ · cos ε cos δ · sin ε · sin α

Sostituendo la seconda troviamo: cos δ · = sin ε · cos δ · cos α · = · sin ε · cos α .

Ora consideriamo la seconda delle trasformazioni da equatoriali ad eclittiche e deriviamola sempre rispetto λ:

cos β · sin λ = sin δ · cos α · cos δ · sin α · cos β · sin λ · = sin δ · cos α · + cos δ · sin α ·

Ricaviamo sinα·cosδ·dα , sostituiamo il dδ trovato precedentemente e sostituiamo anche sinλ·cosβ con la prima equazione delle equazioni da equatoriali ad eclittiche:

sin α · cos δ · = cos β · sin λ · sin δ · cos α · sin ε · cos α · = · ( sin λ · cos β sin δ · sin ε · cos 2 α ) =

= · ( sin δ · sin ε + cos δ · cos ε · sin α sin δ · sin ε · cos 2 α ) = · [ ( 1 cos 2 α ) · sin δ · sin ε + cos δ · cos ε · sin α ] = · ( sin 2 α · sin δ · sin ε + cos δ · cos ε · sin α )

Dividendo tutto con sinα·cosδ:

sin α · cos δ · sin α · cos δ = · ( sin 2 α · sin δ · sin ε sin α · cos δ + cos δ · cos ε · sin α sin α · cos δ ) = · ( sin α · tan δ · sin ε + cos ε )

Quindi le perturbazioni o le variazione delle coordinate equatoriali per una perturbazione della longitudine eclittica ( circa 50" l'anno) sono:

{ = sin ε · cos α · = ( sin α · sin ε · tan δ + cos ε ) ·

Queste espressioni sono di solito scritte nella forma:

{ = n · cos α = m + n · sin α · tan δ

avendo posto m= cosε·dλ e n= sinε·dλ (costanti di precessione).

Queste formule ci forniscono le correzioni da apportare alle coordinate equatoriali della stella a causa della precessione lunisolare.

Tuttavia anche l'obliquità dell'eclittica ε varia lentamente nel tempo e quindi m ed n non sono rigorosamente costanti. Ma per tempi non molto lunghi ( < 10 anni) si possono considerare costanti.

LA PRECESSIONE PLANETARIA. Anche i pianeti, inoltre, hanno una loro influenza sulla Terra; essi influiscono sul movimento della Terra intorno al Sole, modificandolo e determinando uno spostamento del piano dell’orbita terrestre. Questo movimento è la precessione planetaria e fa si che si sposti nello spazio il polo dell’eclittica provocando come risultato che il movimento di precessione totale luni–solare e planetario sia un moto conico periodico, ma non chiuso. Ciò significa che l’asse terrestre, in 26.000 anni, compie un giro completo, ma non torna ad orientarsi esattamente nello stesso punto del cielo. A causa della precessione planetaria l'obliquità dell'eclittica ε varia di circa 0.47" l'anno. L’effetto di questa precessione è quindi di minore importanza rispetto alla precessione luni-solare

LE NUTAZIONI DELL'ASSE TERRESTRE. L'orbita della Luna è un pò inclinata rispetto l'eclittica (di circa 5°) e, a causa di ciò, ha un moto di precessione del suo asse. Una precessione intera dell'orbita lunare dura 18.6 anni. Queste diverse inclinazioni dell'orbita lunare producono sull'asse terrestre un moto aggiuntivo al moto di precessione dello stesso periodo ovvero 18.6 anni.

Questo effetto chiamato nutazioni dell'asse terrestre crea perturbazioni sia alla longitudine eclittica, quindi al punto γ, sia alla obliquità dell'eclittica ovvero l'angolo di inclinazione tra asse terrestre ed piano dell'eclittica. I calcoli di tale perturbazione sono complessi ma le perturbazioni per nutazioni non sono elevate , solo pochi secondi di arco.

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PARALLASSE. La parallasse è la differenza di coordinate dovuta alla diversa posizione della Terra (dovuta alla rivoluzione terrestre). La perturbazione dovuta alla parallasse è utilizzata per determinare la distanza delle stelle più vicine. La parallasse annua è l'angolo sotteso dal raggio dell'orbita terrestre (il raggio medio dell'orbita terrestre è la unità astronomica AU). Per gli oggetti del Sistema Solare le distanze sono determinate con la parallasse diurna o orizzontale π che è l'angolo sotteso dall'oggetto dal raggio equatoriale terrestre. Per determinare la parallasse diuna occorre considerare lo spostamento della diversa direzione apparente rispetto le stelle fisse dell'oggetto quando è allo zenith e quando è all'orizzonte. La parallasse diurna della Luna è circa 57' e del Sole 8.79".

In astronomia il termine parallasse sta comunque ad indicare tutte quelle perturbazioni dovute alle diverse direzioni di osservazione degli oggetti celesti.

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PARALLASSE DIURNA

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ABERRAZIONI. Poichè riceviamo informazioni dagli oggetti celesti dalla luce, e poichè la velocità della luce è finita, se siamo in moto osserviamo gli oggetti un pò spostati rispetto alla loro direzione osservata quando siamo fermi. La Terra è in moto nello spazio e quindi gli oggetti celesti sono visti un pò spostati a secondo la posizione della Terra al momento dell'osservazione.

Dalla figura si vede che lo spostamento x è uguale :

x = v c · h = v c · l · sin θ

con l la lunghezza del telescopio, v la velocità dell'osservastore, c la velocità della luce, θ l'angolo tra la direzione vera dell'oggetto e la direzione della velocità dell'osservatore.

Il cambio di direzione in radianti a (costante di aberrazione) è:

a = x l = v c · sin θ

La costante di abberrazione massima a causa del moto orbitale della Terra è di circa 21", e la costante di abberrazione massima dovuta al moto diurno di rotazione della Terra è di circa 0.3".

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MOTI PROPRI. In aggiunta alle variazioni di coordinate descritte precedentemente, le stelle sono caratterizzate da movimenti sulla sfera celeste (estremamente lenti) dovuti al moto relativo del Sole e delle stelle nello spazio. Questi moti sono detti moti propri. Si osservano due componenti vettoriali del moto : il moto radiale (lungo la linea di vista) e il moto tangenziale (sulla sfera celeste). Il moto proprio più alto conosciuto è quello della stella di Barnard (10.3”/anno). Il moto proprio tangenziale dipende dalla distanza. Oltre una certa distanza (~1000 pc) e su tempi scala “umani” non si riescono a misurare moti propri tangenziali. Tuttavia si può avere un moto proprio molto piccolo o nullo in caso di orientamento geometrico particolarmente sfavorevole Il moto proprio radiale può essere conosciuto grazie allo spostamento Doppler delle righe spettrali di assorbimento o di emissione.
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LA RIFRAZIONE ATMOSFERICA. Poichè la luce è rifratta dall'atmosfera, la direzione di vista di un oggetto è diversa dalla vera direzione di una quantità che dipende dalle condizioni atmosferiche. In particolare questa rifrazione dipende dalla pressione e temperatura atmosferica ed è non facile da stimare. Tuttavia si è ricavata un'approssimazione sufficientemente buona per le finalità osservative.

Se un oggetto non è molto distante dallo zenith, l'atmosfera tra l'oggetto e l'osservatore può essere approssimata da un insieme di strati paralleli ognuno dei quali ha un certo indice di rifrazione ni. Fuori l'atmosfera si ha n= 1.

Sia z la vera distanza zenitale e ζ quella apparente. Applicando la legge di Snell nei vari strati otteniamo:

sin z = n k sin z k

n k sin z k = n k 1 sin z k 1

..........

n 2 sin z 2 = n 1 sin z 1

n 1 sin z 1 = n 0 sin ζ

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Mettendo tutto insieme si trova: sin z = n 0 sin ζ . Se l'angolo di rifrazione R= z - ζ è piccolo ed è espresso in radianti si ha:

n 0 sin ζ = sin z = sin ( R + ζ ) = sin R · cos ζ + cos R · sin ζ R · cos ζ + sin ζ

Si ottiene : R = ( n 0 1 ) · tan ζ (R in radianti). L'indice di rifrazione dipende dalla densità dell'aria che, a sua volta, dipende dalla pressione e dalla temperatura.
Se a> 15° è stata trovata la formula approssimata:

R = P 273 + T · 0.00452 ° · tan ( 90 ° a )

con a l'altitudine in gradi, T la temperatura in °C, P la pressione atmosferica in hPa (o in mbar).

Ma se a < 15° bisogna tenere conto della curvatura dell'atmosfera. Anche in questo caso si è trovata una formula approssimata:

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R = P 273 + T · 0.1594 + 0.0196 · a + 0.00002 · a 2 1 + 0.505 · a + 0.0845 · a 2

In ogni caso l'altitudine apparente degli oggetti è sempre maggiore della reale a causa della rifrazione atmosferica. L'aumento è tanto maggiore quanto più ci si allontana dallo zenith. All'orizzonte la differenza R= z - ζ può raggiungere 34', quanto il diametro del Sole. Al tramonto, quando la parte bassa del Sole tocca l'orizzonte, il Sole è in realtà già tramontato.

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CONCLUSIONI. Le posizioni delle stelle fornite nei cataloghi sono posizioni medie in cui non si tiene conto degli effetti di parallasse, aberrazione e nutazioni. Per ottenere la posizione media alla data di osservazione bisogna innanzi tutto tener conto anche del moto proprio e della precessione. Poi si ricava la posizione apparente tenendo conto anche degli effetti di parallasse, aberrazione e delle nutazioni. Vi sono anche cataloghi, pubblicati ogni anno, in cui sono elencate le posizioni apparenti delle stelle. Gli effetti della rifrazione non sono però inclusi perchè dipendono dalla posizione dell'osservatore.